![nicola dutto in moto](/images/stories/baja5002.jpg)
€˜Ho capito che ci sono...ci sono eccome‑¬. Sono queste le parole con le quali Nicola Dutto, pilota di moto paraplegico, descrive la sua Baja 500, corsa svoltasi a Ensenada, in Messico, nei giorni scorsi. Una vera e propria impresa.
E altrochè se c’è stato in questi 800 km di gara no stop, Nicola, primo pilota di moto al mondo nel Mondiale Desert Race da paraplegico. Nicola, paralizzato dal busto in giù per la lesione della settima vertebra dorsale causata da una caduta nella prima gara del Campionato Europeo 2010, prima dell'incidente era uno tra i migliori piloti a livello mondiale in una disciplina simile all'enduro. Ora Nicola non ha abbandonato la sua passione, né tantomeno la moto, che continua a guidare grazie alle modifiche che gli permettono di manovrarla anche senza l’uso di gambe e addominali.
![dutto_baja500_pp](/images/stories/dutto_baja500_pp.jpg)
Da brivido anche la sua cronaca della gara: "Partenza alle 6.30 da Ensenada per affrontare 480 miglia, mi sono sentito bene da subito, la moto perfetta, c'erano tutte le condizioni per fare una bella gara. Il percorso è molto difficile, nulla a che vedere con quello della Baja Aragon a cui avevo partecipato un anno fa che invece è molto veloce. Qui ci sono tratti tecnici incredibili. Ad ogni Baja Pit, dove faccio rifornimento, sanno chi sono e mi accolgono con applausi e commozione, io bevo e riparto.
Nelle fasi iniziali della gara riesco a superare un po' di moto. Nei tratti più tosti mantengo un'andatura tranquilla: queste gare vanno gestite con intelligenza. Cado alcune volte ed in questo tipo di gare è una cosa normalissima ma ovviamente non mi posso rialzare da solo, mi deve aiutare Ravetta, ma spesso da solo non ce la fa e deve attendere che si fermino altri piloti. Perdo tempo prezioso e arrivano i trophy truck (grossi veicoli a 4 ruote). Facciamo passare i primi 3 che si giocano il podio e che vanno ai 200 K/h , poi proseguiamo.
![nicola dutto in gara](/images/stories/Listener_1.jpg)
Risalgo sulla moto arrabbiato per il tempo perso e arrivo al traguardo in over time.
Come uomo sono molto contento perché non ho sofferto, sto bene, ci sono a livello sia fisico che mentale. Come pilota, come atleta, mi dispiace non avere fatto un crono migliore, all'altezza del mio potenziale. Sono comunque molto felice: ho capito che ci sono...ci sono eccome!!!
Qui gli Americani e i Messicani non sapevano cosa dire prima della gara, tanti complimenti, mi chiamavano SIR... "Can I shake your hand Sir? Posso stringerle la mano SIGNORE?" Hanno perfino organizzato una festa per me a San Diego in un ristorante Italiano! Ringrazio di cuore Max Ravetta per avermi accompagnato in questa avventura non facile per lui, il mio tecnico Roberto Boasso che è sempre un aiuto indispensabile ed Elena per aver creduto in me sempre‑¬.
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Redazione