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Cosa sono le cellule staminali, e perché aprono orizzonti incredibili alla medicina?

Le cellule staminali sono unità biologiche indifferenziate, in grado di evolvere in cellula di qualsiasi organismo o tessuto. Si trovano nell’embrione, dove sono molto attive e versatili, nella placente, nel cordone ombelicale dei neonati e nel midollo osseo degli adulti. Grazie alla loro capacità di generare le cellule mature del sangue, ossia globuli rossi, bianchi e piastrine, da anni vengono utilizzate in campo oncoematologico per la cura di molte malattie del sangue. La scoperta che nel sangue del cordone ombelicale circolano cellule staminali è stata sicuramente rilevante, poiché ha offerto un nuovo strumento per l'evoluzione del trapianto di midollo osseo.
La scarsa reattività immunologica delle cellule staminali presenti nel cordone ombelicale, rende possibile il trapianto anche nei casi di parziale compatibilità tra donatore e ricevente. Un dato che potrebbe rivoluzionare completamente le metodologie terapeutiche per le malattie del sangue e ridurre notevolmente i trapianti.
La soluzione per avere sempre a disposizione le cellule staminali è quella di congelare i cordoni ombelicali e conservarli in vere e proprie banche del cordone. In questo modo si risolvono in un colpo solo questioni morali , religiose e giuridiche legate all'ipotesi di prelevare le cellule dagli embrioni. Grazie ad un sistema innovativo che permette di ricavarle dai cordoni ombelicali congelati si aprono nuovo frontiere della scienza medica.

Cosa Provoca la Sclerosi Multipla?

Le cause sono al momento sconosciute. I dati sembrano indicare una disfunzione del sistema immunitario che crea anticorpi contro il rivestimento delle fibre nervose, la mielina, provocando le lesioni caratteristiche della malattia.

N.B Le risposte relative alla sclerosi multipla sono state fornite da:
A. Ce. S. M. H.S.R. ONLUS
Amici Centro Sclerosi Multipla Ospedale San Raffaele
Via Olgettina, 48 - 20132 MILANO
Telefono 02-26432815 Fax 02-26432277
sito: www.sanraffaele.org
email sangion.ivana@hsr.it

Esiste una cura per la Sclerosi Multipla?

Attualmente non c'e' una cura per guarire. Negli ultimi anni abbiamo avuto la possibilita' di iniziare terapie che ci permettono di controllarne il decorso. Essendo questo estremamente variabile da malato a malato, ogni trattamento va concordato col proprio neurologo.

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La malata di Sclerosi Multipla corre rischi se intraprende una gravidanza ?

Conclusioni derivate da osservazioni epidemiologiche hanno permesso di ritenere il periodo gestazionale come una specie di "situazione temporale relativamente protetta", ovvero un momento nel quale il rischio di ricadute tende a ridursi. I successivi tre mesi dopo il parto sembrano invece a maggior rischio di ricadute, senza che questo pero' incida significativamente sulla progressione della malattia.

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Cos’è l’Alzheimer?

Negli ultimi due anni gli scienziati hanno fatto delle scoperte di straordinaria importanza su come la malattia di Alzheimer distrugge il cervello, e i risultati del loro lavoro li portano sempre più vicini a trovare delle terapie.
Sembra che l'Alzheimer insorga perché il normale processo di elaborazione di alcune proteine si verifica in maniera errata, portando all'accumulo di frammenti di una proteina tossica nelle cellule e negli spazi intercellulari del cervello.
Il primo passo verso la soluzione del mistero venne fatto alla fine degli anni '80, quando gli scienziati identificarono una molecola chiamata APP, ovvero Proteina Precursore dell'Amiloide. L'APP è una normale proteina prodotta da neuroni sani, che attraversa la membrana cellulare. Più di recente, i ricercatori individuarono almeno tre enzimi - detti alfa, beta e gamma secretasi - i quali possono dividere l'APP in parti più piccole (la beta secretasi è stata identificata con certezza l'anno scorso). Diversamente dalla alfa secretasi, che porta alla formazione di una proteina innocua, gli enzimi beta e gamma contribuiscono insieme a generare una proteina più corta e con la tendenza ad aggregarsi, denominata beta amiloide (A-beta). Tutti produciamo la proteina A-beta, "Ma il problema - dice il dottor Dennis Selkoe della Harvard Medical School e del Boston Brigham and Women's Hospital.- consiste nel suo smaltimento: di solito l'A-beta viene digerita dopo essersi staccata dalla cellula, ma talvolta forma degli insiemi insolubili detti fibrille, che poi si uniscono insieme creando le placche. La correlazione tra densità delle placche e gravità della malattia è molto incerta. Per di più, simili placche si ritrovano nella maggior parte delle persone anziane. Tuttavia la loro presenza massiccia nell'ippocampo e nella corteccia cerebrale è specifica dei malati di Alzheimer".

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