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A preoccupare l’associazione sono due misure previste dal nuovo decreto che, con il condivisibile obiettivo di sopperire alla mancanza di insegnanti di sostegno, rischia però di immetterere personale non adeguatamente formato

Vi abbiamo dato conto qualche settimana fa della approvazione del decreto scuola (il 71/2024: “Disposizioni urgenti in materia di sport, di sostegno didattico agli alunni con disabilità, per il regolare avvio dell’anno scolastico 2024/2025 e in materia di università e ricerca”) che introduce alcune novità in materia di sostegno scolastico e disabilità. Ora quel decreto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, e sui suoi contenuti si stanno sviluppando dibattiti. Tra le perplessità, forti sono quelle espresse da AIPD (Associazione Italiana Persone Down), che non nasconde preoccupazioni per una parte del decreto che negli intenti dovrebbe sopperire l’annosa questione della carenza del numero degli insegnanti di sostegno, ma che rischia, secondo l’associazione, di prevedere soluzioni non adeguate.

I DUE ARTICOLI CRITICI
Salvatore Nocera
, per decenni figura storica e responsabile dell'Osservatorio Scolastico di AIPD, riprendendo le dure critiche al decreto mosse dal presidente di ANFFAS, Roberto Speziale, rileva le criticità in particolare gli articoli 6 e 7 del decreto. Il primo è quello riguardante lo “sconto” di crediti universitari previsti per i docenti precari senza specializzazione, ma con tre anni di sostegno, e il secondo, relativo al riconoscimento dei titoli di specializzazione conseguiti in Paesi diversi dall’Italia.


LE PERPLESSITÀ DI NOCERA
Così Nocera:L'articolo 6 del decreto propone di immettere in ruolo docenti precari che, per tre anni anche non consecutivi, nel corso di cinque anni di scuola, abbiano svolto attività di sostegno senza specializzazione. Essi verrebbero specializzati con soli 30 Crediti Universitari, cioè la metà di quelli richiesti per una normale specializzazione, senza neppure essere sottoposti alle prove attitudinali fortemente selettive alle quali vengono sottoposti tutti gli aspiranti ai regolari corsi di specializzazione. Non solo: l'articolo 7 pretende di colmare il vuoto numerico di docenti di sostegno con tutti quei docenti che hanno conseguito una specializzazione in uno dei Paesi europei e che abbiano un contenzioso circa la validità in Italia del loro titolo di specializzazione. Entrambe queste soluzioni, se così vogliamo chiamarle, sono ad altissimo rischio".

CRITICITÀ ARTICOLO 6: SPECIALIZZAZIONE SENZA FORMAZIONE
Per quanto riguarda la prima, secondo AIPD il "pericolo" è l'immissione in ruolo e addirittura la specializzazione di personale tutt'altro che formato, mentre le nostre associazioni da anni conducono una battaglia proprio sull'importanza cruciale della formazione per gli insegnanti di sostegno e anche per i curricolari.

CRITICITÀ ARTICOLO 7: SPECIALIZZAZIONE NON ADEGUATA
Per quanto riguarda invece l'articolo 7, ricorda Nocera che in Italia già dalla fine degli anni Settanta pratichiamo l’inclusione degli alunni con disabilità nelle scuole comuni di ogni ordine e grado, mentre in tutti i Paesi europei ancora è praticata la scolarizzazione di tali alunni nelle scuole speciali. Quindi, la formazione e specializzazione che si consegue nei Paesi dell’Unione Europea è del tutto inadeguata a rispondere ai bisogni educativi di alunni che frequentano le scuole comuni. Ora, grazie all'articolo 7 del decreto, gli oltre circa 10.000 docenti in possesso dei titoli di specializzazione stranieri, sulla cui serietà si nutrono spesso molti dubbi, vedrebbero sanata la non validità dei loro titoli stranieri se rinunciassero alle cause in corso. Sarà un’apposita commissione a decidere quanti Crediti Formativi Universitari dovranno acquisire per avere un titolo di specializzazione valido in Italia. Ma da bozze del Decreto precedentemente circolanti, essi potrebbero essere assai inferiori ai già scarsi 30 Crediti Universitari sopra detti”.
Prosegue Nocera evidenziando che “è assai probabile che questa attività formativa non venga affatto svolta dalle università. Infatti la trovata del governo è quella di affiancare eventualmente alle università l’INDIRE (Istituto Nazionale Documentazione, Innovazione, Ricerca Educativa): un istituto in cui lavorano grandi e preparati professionisti, che però nulla hanno a che fare con il tema dell'inclusione e quindi inadeguati per insegnare ai docenti questa complessa e fondamentale materia. Siamo di nuovo di fronte a una normativa emergenziale – denuncia quindi Novera – e ci domandiamo quale tipo di qualità si riuscirà questa a realizzare, per formare i tanti docenti che poi dovrebbero 'sostenere' i nostri alunni e alunne con disabilità nel delicatissimo processo di inclusione scolastica.

RICHIESTA DI CORREZIONI
Alla luce di queste osservazioni e preoccupazioni, AIDP chiede quindi che il Parlamento corregga queste storture con dei radicali emendamenti in sede di conversione in legge del Decreto. Ed è certo che saranno le stesse associazioni dei familiari a proporre e presentare questi emendamenti”.

Redazione

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