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scuolaL’ANFFAS del Veneto evidenzia sei punti di forte criticità nei processi di integrazione scolastica e chiede il rispetto delle norme sulla disabilità


Nei giorni scorsi lo Sportello Regionale per l’Inclusione Scolastica dell’Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale (ANFFAS) del Veneto, con un ampio documento indirizzato a tutti i Dirigenti Scolastici della regione,  ha chiesto il rispetto della normativa riguardante l’integrazione degli alunni con disabilità , e soprattutto la corretta applicazione delle Linee Guida Ministeriali sull’Integrazione Scolastica. Nella lettera, pur nella consapevolezza della situazione critica sul piano economico e politico, si evidenzia la necessità di difendere il ruolo centrale dell’Istituzione scolastica, quale luogo prioritario di formazione.

Il diritto allo studio deve permettere a ciascun individuo di conseguire le competenze necessarie per assumere un ruolo attivo nella società . Nel caso degli allievi disabili, l’esperienza di inclusione deve perciò garantire la costruzione di un adeguato progetto di vita, che ne riconosca la piena dignità individuale e sociale.


Nel documento vengono evidenziate alcune significative criticità , rilevate nelle scuole del Veneto.


1. Piani di Offerta Formativa d’Istituto (POF): di frequente i POF non indicano gli interventi da adottare, i progetti da realizzare e le indicazioni delle prassi didattiche che promuovono l’inclusione, come invece sanciscono le Linee Guida Ministeriali.


2. Gruppi di Lavoro Handicap d’Istituto (GLHI): spesso, nelle scuole non vengono costituiti i GLHI, previsti per legge e necessari per costruire il terreno di confronto per un’efficace integrazione.

3. Piani Educativi Individualizzati (PEI): in molti casi il PEI non viene compilato con la necessaria sinergia tra operatori sanitari, scuola e famiglia. Accade anche che la programmazione sia  predisposta solamente dal docente assegnato alle attività di sostegno, che venga presentata a conclusione dell’anno scolastico, o sia mostrata alle famiglie solo dietro richiesta.

4. Logica sistemica anziché delega al docente di sostegno: in varie situazioni le azioni didattico-educative dell’alunno con disabilità sono demandate esclusivamente al docente di sostegno. In questo modo l’azione inclusiva risulta compromessa, in quanto non vi è una presa in carico da parte degli altri docenti. La normativa di riferimento indica invece come indispensabile che la programmazione delle attività sia realizzata da tutti i docenti.


 5. Continuità didattico-educativa: spesso, in particolare nel passaggio da un ordine di scuola ad un altro, il transito della documentazione riguardante l’alunno disabile risulta tardivo o carente.


6. Collaborazione con le famiglie: le famiglie non sempre trovano il necessario e comprensivo ascolto. L’attuale contesto normativo prevede invece la logica del supporto e della collaborazione con esse, nella formulazione e nella verifica del PEI, nel coinvolgimento nelle riunioni istituzionali, fino alla puntuale consegna della documentazione.


Tali criticità , purtroppo, non riguardano solo il Veneto ma tutto il territorio nazionale.



APPROFONDIMENTI:


Il documento dell’Anffas Veneto
Le Linee Guida del MIUR


IN DISABILI.COM:

Le Linee Guida della Lombardia


Tina Naccarato

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