Schumacher o Alonso, Ferrari o Renault.
Oggi forse si decide il Campionato di Formula 1, col Gran Premio del Giappone, penultimo appuntamento di unannata mozzafiato per gli amanti dei motori.
Il racconto che vi proponiamo, narrato in presa diretta, ci fa fare un salto indietro, al GP dItalia, che come da tradizione si è corso allautodromo di Monza. Per la cronaca: esaltante vittoria di Michael Schumacher. Ma non andiamo troppo avanti, perché la lettera di Giovanna Spantigati, mamma del tifosissimo Emanuele, parte da ben prima
Domenica 10 settembre, autodromo di Monza, Gran Premio di Formula 1.
Siamo seduti nella tribuna Ascari per assistere allo spettacolo che Emanuele tanto desiderava vedere. Cappellino in testa per proteggerci dal sole, mangiamo un panino offerto dagli Amici dellAutodromo di Monza. Fra unora parte questo tanto agognato G.P. Ma che fatica è stata riuscire ad esserci!
Tutto è cominciato verso aprile, quando mio figlio, disabile di 15 anni, ha espresso il desiderio di vedere correre la Ferrari. Le auto sono la sua unica passione. Ho iniziato a prendere informazioni per i biglietti, ho cercato su internet, ma i prezzi erano astronomici. Arrivano anche a 500 euro! Stavo per desistere, anche perché non trovavo agevolazioni per i disabili, quando, parlando con i gestori di un bar vicino alla scuola di Emanuele, mi hanno detto che senzaltro un modo si poteva trovare. Si doveva trovare.
Dopo telefonate a loro conoscenti, ricerche su internet, tempo perso per un ragazzino che in fondo per loro era solo un estraneo, sono riusciti nellintento. Hanno trovato unassociazione, gli Amici dellAutodromo di Monza, che procura biglietti gratis ai disabili. Ho parlato con il responsabile che mi ha assicurato che mi avrebbe spedito i biglietti omaggio per tempo.
Non abituata a tanta gentilezza disinteressata, ho comunque aspettato a dire a mio figlio che avremmo avuto i biglietti, per paura che non sarebbe andata a buon fine e che sarebbe stata, per lui, lennesima delusione. Ma una settimana dopo, ecco che arrivano i tanto sospirati biglietti.
E così arrivato il giorno fatidico fra lincredulità, leccitazione ed i miei timori riguardo al riuscire ad arrivare con lauto in un parcheggio il più possibile vicino alla variante Ascari per non far camminare Emanuele che, dopo 50 metri, non si regge più sulle sue esili gambine ed illudendomi, qualora non si potesse, che ci fossero delle navette sostitutive predisposte per i diversamente abili.
Per sicurezza telefono allautodromo di Monza per chiedere informazioni sui parcheggi per disabili e mi rispondono di arrivare allingresso, che poi qualcuno mi avrebbe indicato la strada. Partiamo alle 8 da Torino; lanticipo mi sembra enorme, ma non conoscendo la strada e la realtà dellautodromo, voglio essere sufficientemente tranquilla. Arriviamo a Monza alle 10 e riusciamo a raggiungere lautodromo alle 10,30, dopodiché, linferno.
Nonostante avessi il contrassegno nellauto ed i posti omaggio, non volevano lasciarmi entrare.
Il parcheggio disabili è pieno. Lei doveva arrivare prima. O parcheggia fuori o altrimenti se ne ritorna a casa mi dice, sfoderando un sorriso ironico, un addetto alla sicurezza. I vigili urlavano perché io mi spostassi ed io, immaginatevi un po, non ci volevo credere. Con quella poca pazienza rimasta, senso di impotenza e timore per mio figlio, parcheggio lauto fuori dallautodromo. Non ho scelta. Obbligo Emanuele a camminare per 200 metri, quindi incomincia il pellegrinaggio dellelemosina. Ho chiesto ad un vigile che aveva lauto se poteva darci un passaggio. Ovviamente no. Ad un altro addetto alla sicurezza chiedo se può chiedere a qualcuno che va verso la variante Ascari se può darmi un passaggio, ma lui, seccato, mi risponde non posso mica fermare il traffico! (le auto erano ferme in coda perché ogni auto veniva fermata per controllare che fosse dotata di pass).
In mezzo a file di auto, personale agitato, e spettatori che camminavano in mezzo alla strada, cera mio figlio, stanco, aggrappato al mio braccio con tutte le sue forze. Chiedo ad un altro addetto se poteva trovare un aiuto perché da lì fino allingresso erano 300 metri di camminata, dopodiché la tribuna Ascari era completamente dallaltra parte: chilometri di strada da fare a piedi. E di nuovo lui mi dice che non può farci nulla ma di provare ad andare avanti, magari qualcuno del personale che va fino a lì lo trovate.
Camminiamo ancora fino al gabbiotto dei controlli, chiedo aiuto per lennesima volta, ben sapendo che a piedi non ce lavremmo mai fatta, trattenendo la delusione e lamarezza a fatica, ed ecco che un angelo guarda mio figlio e dice: ma stiamo scherzando, io suo figlio non lo faccio andare a piedi. Mi procura rapidamente un pass per la security e mi dice che con quello posso andare dappertutto.
Sì, ma non posso far ripercorrere la strada a piedi a mio figlio per andare a prendere la mia auto. Non cè problema, lo lasci qui con noi.
Corro (e non è un eufemismo) a prendere lauto, rifaccio il giro per lingresso (30 minuti) e passo a prendere Emanuele che era preoccupato perché non ritornavo. Ringrazio quei 3 angeli sconosciuti che sono rimasti con lui (o forse erano solo dei ragazzi di buon senso) ed entro nellautodromo.
E si ricomincia a chiedere dove andare e dove poter parcheggiare. Ero accaldata, innervosita e preoccupata. Fermo in tutto 20 persone diverse fra: poliziotti, carabinieri, personale di servizio (fra cui due stranieri che non capivano dove volevo andare e mi dicevano solo yes, yes) e dopo unora lultimo addetto, davanti ad un cancello dietro al quale era scritto Tribuna Ascari, mi dice: Le apro il cancello ma non credo ci sia posto. A volte mi chiedo perché ho smesso lantidepressivo. Almeno, anziché aver voglia di piangere, picchierei.
Entro dal cancello. Era, senza possibilità di dubbio, una strada senza uscita. Ma a quel punto leggo una scritta: Amici dellAutodromo di Monza. Ho capito che ero in zona protetta, certa che il posto lavrei trovato. Così è successo. Praticamente sotto alla tribuna. Adesso siamo seduti, fa tanto caldo, ma grazie al cappellino che ci hanno regalato qui possiamo stare sotto il sole. Ogni tanto passa qualcuno dei volontari a chiederci se abbiamo sete o fame e se va tutto bene. Emanuele mi guarda rassicurato, mi sorride e mi dice: E stato lungo arrivare. E stato difficile, non lungo
gli rispondo restituendogli il sorriso. Un piccolo paradiso dopo linferno della non accettazione, dellinsensibilità, del menefreghismo. Complimenti allorganizzazione di un così importante evento a livello mondiale. Ma, come dice la mia amica Daniela : mettila così, hai materiale per un articolo
Così ho fatto. La corsa sta per iniziare.
Giovanna Spantigati
INFO:
Il sito ufficiale dellAutodromo nazionale di Monza
Il sito ufficiale della Formula 1
Sul tema disabili in autodromo vedi anche i seguenti articoli:
UNA GIORNATA DA PILOTI, ALL'AUTODROMO DI IMOLA