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ricerca scientificaNe avevamo dato notizia giusto qualche giorno fa, ma sull’avvio della sperimentazione del metodo Zamboni in Veneto sembra esserci già un dietrofront. L’Ospedale Sant’Antonio di Padova era stato infatti accreditato per far partire, terza struttura in Italia, la sperimentazione Brave Dreams, utile a studiare la correlazione tra cura della CCSVI  e della Sclerosi Multipla.

Lo stop arriva a cura del Comitato di Controllo €˜Steering Comitee‑¬ che in Italia sovrintende il protocollo di sperimentazione degli ospedali pubblici del Metodo Zamboni. Stop che, stando alle dichiarazioni contenute nel comunicato stampa della presidente («chairperson») del Comitato, Graziella Filippini, arriva a causa della divulgazione di notizie riservate, relative allo studio, fatte dal professor Giampiero Avruscio, primario di Angiologia all'Ospedale Sant'Antonio e coordinatore della sperimentazione Brave Dreams a Padova. Il professore sarebbe accusato di «avere violato il modulo di accordo del protocollo di sperimentazione, che stabilisce che le informazioni possano essere date solo dal Comitato o dopo autorizzazione del Comitato».

Nessuna motivazione tecnicamente scientifica, quindi, alla base del dietrofront. Sta però di fatto che la notizia sta facendo mobilitare i tanti malati di sclerosi multipla che avevano sperato di poter usufruire, in un tempo non così lontano, dell’operazione di disostruzione delle vene, alla base del metodo. Grande mobilitazione nel web, dunque, ma anche mobilitazione delle associazioni impegnate nel settore, in particolare di Fondazione SMuovi la vita onlus, una delle più attive nella ricerca sulla sclerosi multipla, affinchè sia concesso il via libera.

Le perplessità nascono dal fatto che, riporta il Corriere del Veneto, tutto ciò che riguardava la sperimentazione Brave Dreams a Padova è pubblicato dal 15 novembre nell'albo delibere dell'Ussl 16, quindi accessibile a tutti, nulla di segreto o riservato.
Fonte:  Corriere del Veneto del 27-11-2012

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