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Trovarsi a sessantacinque anni, disabile, con patologie che aumentano nel tempo e col tempo la tua invalidità , l'essere diverso dagli altri quindi non essere capito, semmai compatito. Lo stato non esiste,teso a disconoscere i tuoi mali, ti liquida nel migliore dei casi con un accompagno risibile convinto di avr compiuto il suo dovere costituzionale e istituzionale. Mentre piove dentro noi, noi cerchiamo un futuro che non c'è, una carezza negata, cercando un abbraccio dal mondo che ti circonda ma niente ti offre. False promesse per il futuro, che ti graffiano, perchè appunto son false. Dopo di noi, noi per cercare di credere in un mgliore futuro, inganno del passato e del presente, noi con la nostra solitudine per dare un colore ad un mondo vicino e lontano, speranza e illusione nel credere che il nostro dolore cambi e renda visibile un sole fra nuvole morte, il sole, unico simbolo di una vita che nel male e nel bene deve continuare. ing. Guido Pacetti Bustini

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