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Gli annunciati 850 euro in aggiunta all’assegno di accompagnamento non sono sufficienti a coprire le spese che devono affrontare le famiglie. Pochi anche i beneficiari potenziali

Con l’approvazione, il 25 gennaio scorso, dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di politiche in favore degli anziani viene prevista una novità che sta facendo discutere, ovvero l’introduzione di una prestazione universale con cui pagare la badante regolarmente assunta.
La misura, a dire il vero, è particolarmente restrittiva, e consiste, appunto, in un bonus mensile di 850 euro oltre l'indennità di accompagnamento, per coprire i costi dei servizi di assistenza, ma solo per anziani ultra ottantenni e con un ISEE molto basso.

I CALCOLI PER LE FAMIGLIE
A fare i conti, calcolatrice alla mano, per capire se e come il bonus aggiuntivo può contribuire ad alleggerire il carico economico in capo alle famiglie, è stata Assindatcolf, l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico. Dichiara Andrea Zini, presidente dell’associazione: “Un anziano non autosufficiente che abbia bisogno di una badante a tempo pieno può arrivare a spendere tra 1.600 e 1.800 euro al mese, che in un anno significano tra i 19 ed il 21 mila euro, tra retribuzioni, tredicesima, ferie, Tfr e contributi”.

850 EURO NON COPRONO NEANCHE METÀ DELLA SPESA
Come affrontare, quindi, una spesa così rilevante? “Dati alla mano – prosegue Zini - con un ‘assegno di assistenza’ del valore di 850 euro al mese non si riuscirebbe a coprire neanche la metà di quello che una famiglia spende per assumere una badante a tempo pieno, sia in regime di convivenza (1.671 euro al mese e 18.927 l’anno), che ad ore (1.854 euro al mese e 20.896 l’anno). Con 850 euro si riuscirebbe giusto a coprire il costo di una badante per 20 ore la settimana. Ovviamente questo implica che vi sia un ruolo attivo di un caregiver a copertura delle ore che rimangono scoperte.

POCHI BENEFICIARI
Anche sulla platea dei beneficiari, la misura risulta davvero troppo limitata. La prestazione universale sarebbe infatti riservata solo agli over 80 in gravissime condizioni con un Isee che non superi i 6mila euro l’anno . Stavolta a fare i conti è l’Area Stato sociale e diritti della Cgil: “A livello nazionaledichiara la segretaria confederale Daniela Barbaresi citando l’elaborazione nazionale basata su dati Inps e Istat – si stima che la misura riguarderà al massimo 24.500 persone, a fronte di una platea di 3,8 milioni di anziani non autosufficienti, di cui un milione con l’assegno di accompagnamento: solo lo 0,6% degli anziani non autosufficienti e il 2,3% degli over 80 anni con assegno di accompagnamento”.
Ci si chiede quindi, in primis, come faranno tutti coloro che rimangono esclusi dalla misura, e cosa succederà anche a coloro che ne beneficeranno, dopo i 2 anni di sperimentazione previsti.

INSUFFICIENTE PER EMERSIONE LAVORO NERO
Assindatcolf è scettica anche sull’efficacia che la prestazione potrà avere rispetto all’emersione del lavoro irregolare. Al riguardo Zini: “(…) questo provvedimento non porterà grandi benefici neppure sul fronte dell’emersione del lavoro irregolare, che come sappiamo nel comparto domestico ha percentuali altissime: circa un milione di lavoratori senza contratto. Secondo le nostre stime, nella migliore delle ipotesi, potrebbero emergere per un periodo limitato circa il 2% dei rapporti oggi in nero, ovvero una goccia in mezzo al mare! 

RIFORMA DA MIGLIORARE
Complessivamente, quindi, l’associazione dei datori di lavoro domestico boccia la misura, tornando a chiedere una riforma completa, strutturale e, soprattutto, universale. La stessa richiesta viene dal network di 60 associazioni del Patto per la non autosufficienza – di cui la stessa Assindatcolf fa parte, ndr – parte. Le organizzazioni del network si rivolgono alla premier Meloni, alla quale hanno inviato una lettera nella quale, pur apprezzando l’attenzione riservata ad alcune rilevanti questioni, in particolare il processo di valutazione multidimensionale dell’anziano non autosufficiente, ritengono che non venga sviluppato adeguatamente il progetto per il futuro dell’assistenza agli anziani previsto dalla Legge delega 23 marzo 2023 n.33.

Redazione

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