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Salve, ho un grandissimo problema .Ho un fratello con sindrome di Down. Ho usufruito per un anno e mezzo dei 3 giorni di permesso al mese per accudirlo. Tutto regolare sino al giorno in cui il mio datore di lavoro mi ha detto che la documentazione da me prodotta non era conforme a quella richiesta. Mancava il rilascio da parte dell'INPS dell'autorizzazione a poter usufruire della 104, e quindi mi hanno trattenuto dalla busta paga 200 euro al mese. Tra l'altro mi domando: loro hanno preso i soldi dall'INPS? Purtroppo per mia ignoranza avevo presentato solo i certificati della commissione medica che accertavano la disabilità di mio fratello. Ma loro me l'hanno accettata senza farmi mai presente nulla. Ora come posso comportarmi?

La risposta dell'avv. Colicchia

Buongiorno;
anzitutto è bene precisare come sia pacifico che il godimento di permessi non spettanti comporti un'indebita corresponsione della relativa retribuzione, pur in assenza di prestazione lavorativa e, pertanto, rappresenti un danno per l’Erario.
La questione da lei evidenziata, tuttavia, evidenzia una gestione della cosa pubblica caotica e negligente.
Se è vero che è legittimo che il datore di lavoro richieda agli interessati la restituzione delle somme indebitamente percepite, relative a permessi non dovuti, è anche vero che l’esigibilità delle somme su menzionate potrebbe essere contestata ponendo in rilievo il fatto che la responsabilità potrebbe essere attribuita, se non in toto, almeno in parte, a coloro che avevano concesso i permessi.
Ciò che, infatti,che in tale ipotesi assumerebbe rilievo è il fatto che alla sua semplice richiesta del godimento di un beneficio, l'Amministrazione abbia ritenuto di concederlo; da qui, la possibilità di attribuire  la responsabilità a coloro che avevano concesso tali permessi.
Spero di esserle stato di aiuto.
Cordiali saluti.

AVV. ROBERTO COLICCHIA
Via Risorgimento Prol. 66  89135 - Reggio Calabria
Via G. Garibaldi, 118 91020 - Petrosino (Tp)
Cell. 329.7014305  Fax  0965.037245
email avvocatodisabili@libero.it

La risposta dell'avv. Colicchia

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