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anzaloneUno spettacolo teatrale e un libro per ironizzare ma anche per 'avere più gnocca'

CHI E':
Nato a Senigallia nel 1976, David Anzalone in arte Zanza, vive l'handicap in prima persona e non lo considera solo un limite. "La normalità non esiste e esiste solo una moltitudine di diversità ", osserva. La carta d'identità che gli è stata rilasciata nel 2001, con cui egli apre anche la prima pagina del suo sito personale, è emblematica. Professione: handicappato. Segni particolare: nessuno. Con questa carta in mano, Anzalone ha iniziato il suo percorso nel teatro, uno strumento anche di lotta, cassa di risonanza per la voce degli esclusi, non solo disabili.
Arguzia e ironia hanno fatto il resto, dando vita nel 2005 a "Targato H", spettacolo comico prodotto da CAPA Produzioni che scardina i tanti luoghi comuni riguardanti l'handicap.
"Targato H" è la rappresentazione di due modi di intendere la vita. L'ottusità di chi si lascia ingabbiare dal pregiudizio opposta alla consapevolezza di chi guarda in faccia la realtà , la chiama con il proprio nome e per questo ne esce vincente.
Il contrasto tra questi due mondi è tale che pur condividendo la stessa scena (nel teatro e nella vita), non comunicano mai: in questo percorso parallelo ognuno dei personaggi svela se stesso. Nello spettacolo Zanza si "spoglia" dell'abito ma non della natura di handicappato facendo cadere l'ipocrisia che circonda lui ma più in genere tutto il mondo dell'handicap. Il Gazzo (Luca Ardenghi) si "veste" dei luoghi comuni, delle false certezze che, in un crescendo inesorabile, dapprima svelano la sua natura frustrata e razzista e infine lo soverchiano fino ad imprigionarlo, per sempre. In questo percorso gli interventi sonori e musicali sottolineano i passaggi cruciali. L'attore/musicista Paolo Severini accompagna gli eventi senza giudicarli, una sorta di menestrello del libero arbitrio.
Con "Targato H" Anzalone ha conquistato il pubblico del Ciak di Milano e aperto la Stagione 2007-08 del Piccolo Jovinelli di Roma diretto da Serena Dandini, risvegliando rapidamente l'interesse di pubblico, critica e stampa nazionale. Da lì, il passo nell'editoria è stato breve e ora (la presentazione ufficiale il 21 ottobre scorso) Zanza firma a quattro mani con il suo regista Castriota anche uno spassoso libro per la collezione Biblioteca Umoristica Mondadori: 100 pagine di battute, aneddoti e acuta ironia su cosa sia normale oggi. Il libro è soprattutto il racconto delle peripezie di un handicappato a scuola, al cinema, all'oratorio o al bar con l'immancabile cannuccia. E poi con la maestra, la fisioterapia, le suore, le donne‑¬¦
Da questa narrazione del quotidiano, rielaborata in chiave comica, scaturisce la risata che demolisce la classificazione castrante tra normalità e anormalità e fa riflettere sulle iniquità che albergano nella vita di tutti i giorni.

E ora leggete la divertente intervista che 'Zanza' ha rilasciato a Disabili.com:

Quando e come ha deciso di dedicarsi alla comicità ?

Beh, sicuramente ho capito che dovevo fare il comico appena nato... Sapete, mi ha fatto nascere un ginecologo fascista, come fai a non fare il comico? Poi, andando avanti, ho preso coscienza che l'ironia poteva diventare un'arma spietata ed efficace per raccontare delle storie che mi stavano a cuore. In più, giocando con il mio corpo spastico e mettendolo in gioco totalmente (in scena), ho avuto chiara l'idea che le parole raccontate acquistavano un'incisività maggiore. Così, assieme al mio gruppo, ho dato l'assalto al mondo del teatro!

Leggendo la sua autobiografia sembra che lei si sia sempre sentito circondato da un ambiente in qualche modo artistico, è così?

Non del tutto, le persone con le quali sto lavorando o con le quali mi sono formato "appartengono" al periodo della mia vita da adulto. Non provengo da una famiglia di gente di spettacolo.
Però, l'ironia ti permette di vedere le cose con una prospettiva diversa, quindi anche la follia che ci circonda può essere raccontata in modo artistico. Se pensate che il mio incontro col teatro/handicap è stato quando da piccolo raccontavo storielle a vecchietti sordo-muti, è chiaro che comunque il mondo intorno a me è sempre apparso estremamente artistico!

Parliamo dello spettacolo "Targato H": com'è nata l'idea?

L'idea di "Targato H" nasce dall'esigenza di usare l'handicap come tramite per svelare le ipocrisie che s'insinuano nella società e in ognuno di noi. Dall'esigenza di trattare il tema "normalità e anormalità ", chiedersi cosa sia la normalità e rendersi conto che esiste solo una moltitudine di diversità . Dall'esigenza di abbattere, tramite una comicità feroce, la cultura pietistica e tragica che permea ogni dibattito sulle diversità , in special modo l'handicap.
Dall'esigenza di dire che, d'altra parte, è ora che gli stessi handicappati smettano di far le vittime e prendano in mano le proprie vite!
A dir la verità , però, "Targato H" e l'handicap sono solo un pretesto per guadagnare soldi e conoscere un sacco di "gnocche"!

E com'è stato esibirsi sui palcoscenici dei teatri più importanti d'Italia ?

Magnifico! Per un attore, l'incontro con il pubblico, è il cuore del suo lavoro. Nel nostro caso lo è anche di più perché gli spettatori che vengono a vederci non si aspettano mai ciò che vedranno. Per ciò, ogni nostro spettacolo diventa unico ed estremamente emozionante per tutti.

Le tematiche sono legate esclusivamente al mondo della disabilità ?

"Targato H", pur avendo come file rouge l'handicap e il coraggio dell'autobiografia, parla di molto altro. L'handicap diventa un pretesto, un cavallo di Troia, per parlare dell'umanità tutta e soprattutto della sua paura di guardarsi in faccia e chiamare le cose con il loro nome, aldilà di ogni retorica e pregiudizio. In fondo, il tema centrale del nostro progetto è la ricerca della libertà !

Nel suo spettacolo affronta il tema della discriminazione. Quale e quanta discriminazione in Italia?

Sì, nello spettacolo si affronta anche il tema della discriminazione ma, soprattutto, mi sta a cuore analizzare "l'auto-discriminazione" che, poi, è quella più deleteria. Ci sono molti handicappati che vogliono essere "come gli altri" e questa è la più grossa cazzata che possiamo commettere! E' ora di prendere coscienza dell'importanza biologica delle nostre diversità e valorizzarle, perché questo è l'unico modo per arrivare a star bene con noi stessi!

E il fatto di essere comunque un "disabile VIP" le ha giovato o no?

Sinceramente è la prima volta che mi chiamano "disabile VIP"! Non me ne ero mai accorto! Se serve ad avere più "gnocca" bene, altrimenti preferisco essere un handicappato semplice!

Parliamo ora del libro appena uscito "Handicappato e carogna"? Come mai questo titolo? Più ironico o provocatorio? Quanto c'è di autobiografico?

Il libro, scritto con Alessandro Castriota (già coautore e regista dello spettacolo teatrale) ed è un'estensione del progetto "Targato H": ci sono nuove storie, nuove scorribande spastiche, nuove vicende di un'autobiografia "dopata" che fanno ridere e nello stesso tempo ti aprono a nuovi e differenti modi di pensare la realtà .
Ribaltiamo i luoghi comuni, chiamiamo le cose con il loro nome e diciamo con forza che, se questo mondo è considerato "normale", noi, normali non vogliamo proprio esserlo! E il titolo dice tutto... Basta con le retoriche del "Buon Handicappato" innocente, vittima e asessuato! Io sono carogna e me ne vanto!

Per concludere, una curiosità : ho letto che lei "ce l'ha" con i disabili in carrozzina, che li definisce i "borghesi dell'handicap", ci spiega cosa intende dire?

Intendo dire che sono i veri privilegiati dell'handicap! Perché loro possono entrare gratis a teatro ed io no solo perchè non ho la carrozzella?
A parte gli scherzi, il mettere in scena una comica, quanto improbabile, "guerra fra poveri" ha un altro scopo: il combattere l'omologazione che vuole gli handicappati tutti uguali e tutti riconoscibili sotto quel unico orrendo simbolo dell'"omino in carrozzella"!
Con questo gioco, vogliamo affermare l'idea che occorre valorizzare la differenza anche all'interno della differenza.
Ogni semplificazione alimenta il pregiudizio e il mondo dell'handicap, o qualsiasi altra "diversità ", non deve essere considerata una corporazione ma un insieme di individualità , tutte diverse e tutte con bisogni differenti.
Siamo troppo avanti? Beh, per fermarci, dovrete spararci!


Per Approfondire:

Il sito di "Targato H"

I sito personale di David Anzalone


ABBIAMO PARLATO DI DAVID ANZALONE ANCHE IN:

LA 'RICCHEZZA DELLA DIFFERENZA' AL CINEMA PER TUTTI

COMICI DISABILI, UN CORSO TUTTO DA RIDERE

Alessandra Babetto

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